Le tappe della nostra rivoluzione calcistico-proletaria

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venerdì 10 giugno 2016

DAGLI SPALTI: La cerimonia è finita ma il banchetto continua


Foto tratta dalla pagina Facebook "Sapienza Cup"  
E così anche l’ultima partita si è consumata all’insegna dell’imprevedibilità e del solito spirito goliardico, caratteristiche che da sempre hanno distinto la Lokomotiv dalle altre squadre in corsa nel torneo Sapienza Cup. Non ho più nulla da ridire sulle azioni delle furie rosse, si sa, il loro carattere ad intermittenza ha tinto di sfumature calde questo girone durato ben otto partite. Abbiamo fallito nel nostro impegno a voler vincere la Sapienza Cup, ma abbiamo guadagnato giorni, minuti, ore spese insieme a infondere l’un l’altro la carica giusta per iniziare un nuovo match. Per non parlare dei momenti post-partita, a partire dai visi imbronciati provocati dalla delusione di una sconfitta (varie ed eventuali), concludendo con il nostro solito viaggio, rigorosamente insieme, verso un posto accogliente in cui mangiar qualcosa e poter scambiare due chiacchiere.

Questo torneo non ha avuto solo il sapore del campetto bagnato, del sole dritto in faccia che impediva ai nostri di siglare il goal decisivo, dei nervosismi durante ogni partita, o ancora del risultato finale che raccontava chi aveva vinto e chi aveva perso. No, questi piccoli bocconi - a volte amari - sono stati l’antipasto durante un lungo, lunghissimo pranzo tra Amici. Avete presente i riti conviviali di una comunione? Questa è la storia di pranzi infiniti che per principio durano tutta la giornata. Le otto partite sono assomigliate ad una giornata, senza fine, di attese - perché durante il festeggiamento di una comunione si ricordano le lunghe attese tra un piatto e un altro - e di sorrisi felici per il solo gusto di esserci, essere lì... tutti insieme.

Abbiamo imparato a conoscerci di più, ad amare o fare finta di amare i difetti di ognuno. Abbiamo trovato in un abbraccio la forza di rifarci "ogni partita successiva". Abbiamo trovato un presidente... e che presidente: l’immenso Christian Ruggiero che sedeva sugli spalti insieme ai tifosi, ma non esultava come loro. Alla fine di ogni partita, ricordo, il suo "silenzio assordante". Quel non proferire parola alcuna racchiudeva un messaggio segreto ma chiaro; era lì con noi, e questo bastava a farci sentire, almeno minimamente, parte di lui. Che onore essere stati affiancati da Ruggiero in questa lunghissima tavolata, che onore essere stati amati e sostenuti in maniera incondizionata da “tifosi” che a denominarli banalmente così si finirebbe per sminuire il loro ruolo fondamentale. Che onore.

Mi sento una privilegiata, ragazzi. In questo mondo fatto di brani e frammenti, mi sono sentita parte di qualcosa. 
È stata la cerimonia più interessante e sentita di tutte. Anche se doveva finire prima o poi, il banchetto lungo un'intera vita è iniziato proprio adesso, in questa confusione alla ricerca di chi vogliamo diventare ma soprattutto di chi vogliamo essere. Buona continuazione a tutti ma soprattutto un augurio particolare ai miei compagni, amanti del convivio appena concluso. Che il banchetto continui...
Alla prossima comunione e intanto continuiamo a #farepensierifelici

Roberta Raneri

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