Le tappe della nostra rivoluzione calcistico-proletaria

Le tappe della nostra rivoluzione calcistico-proletaria

mercoledì 25 maggio 2016

DAGLI SPALTI: La Lokomotiv fa la storia, chi vince la scrive


Una Lokomotiv più agguerrita che mai è scesa in campo, lo scorso lunedì, contro gli Impicci&Imbrogli. Una Lokomotiv con grandi, forse troppe, ansie da prestazione. Una Lokomotiv che dà i brividi per i tiri in porta quasi perfetti o meglio, “tiri perfetti quasi in porta”. A tal proposito, le solite occasioni in campo rivelano che con la Lokomotiv non ci si annoia mai e si perde spesso e volentieri. E’ come un viaggio: non c’è mai un “momento morto”. Tutto è vivo. Ai nostri sguardi attenti non sfugge nulla. Ma la particolarità di una nuova avventura è l’incognita del tutto può succedere. Ed è questo il bello.

Non è di certo tanto bello sapere di aver accumulato solo sei punti in sei partite. Sì, abbiamo perso anche stavolta. I nostri goal hanno un vago e deciso sapore di dignità perché arrivano sempre dopo un inconsapevole successione di goal da parte degli avversari. Non basta dire che quest’ultimi sono stati forti. Troppo facile uscirsene così. Il punto è che in cinquanta minuti di partita abbiamo subìto goal imbarazzanti. Corriamo da una parte e dall'altra del campo con il cuore in gola, facciamo doppi passi e sfruttiamo il dribbling per scartare l’avversario ma abbiamo paura di tirare in porta. Inconsciamente abbiamo paura di sbagliare, deludere, innanzitutto, noi stessi e poi la squadra. 


A me la Lokomotiv piace, nonostante tutto. Nonostante i malumori, le urla del mister, gli insulti agli arbitri, i litigi in campo, le sconfitte e le incazzature. A me la Lokomotiv piace perché ci crede sempre anche e soprattutto quando non lo fa. A me la Lokomotiv piace anche se ha paura di vincere. E’ come se non volessimo segnare goal a caso, perché ci piace raccontare qualcosa di noi in ogni calcio dato al pallone: la gloria, la potenza, la fierezza. I goal anonimi li lasciamo ai nostri avversari, noi invece facciamo la storia. Badate bene: la storia viene scritta dai vincitori, ma non sono mai questi ultimi a farla davvero. 

Allora, siamo sulla buona strada…

Roberta Raneri

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