Eccomi qui, a
raccontare di un’altra sconfitta, la quarta di questo intenso seppur breve
cammino nella Sapienza Cup della Lokomotiv Ruggierov. Ho sempre cercato di
trovare il lato positivo in ognuna delle batoste fin qui subite e anche se
spesso mi sono dovuto arrampicare sugli specchi, specie dopo l’11-1, c’è sempre
stato un qualcosa che mi faceva pensare che “potevamo fare di più”. Anche quest’ultima
sconfitta non fa eccezioni. Giocavamo contro la capolista, fin qui imbattuta, e
per i primi 15 minuti di partita siamo stati capaci di tenergli testa da grande
squadra. Poi, come ormai ci capita fin troppo spesso, abbiamo subito il primo
gol, abbiamo “staccato la presa” e ci siamo fatti bombardare, fino ad una
reazione d’orgoglio a inizio ripresa che ci ha fatto dimezzare lo svantaggio
grazie ai tre gol in rapida successione di Bea, Pompili e Boni. Poi ancora
blackout e a testa bassa e senza sorrisi siamo giunti al 9-3 finale.
Un risultato che,
sfortunatamente, non rispecchia in pieno quanto visto sul rettangolo di gioco. Perché
se solo fossimo riusciti a restare concentrati per tutta la partita, come lo
siamo stati all’inizio del primo tempo e per una parte del secondo, staremmo
qui a parlare di un altro risultato. Probabilmente ancora negativo, perché la
superiorità fisica e tecnica degli avversari è innegabile, ma certamente
avremmo visto una partita più combattuta e con un risultato finale che avrebbe
mostrato un gap meno evidente.
Un 9-3, quindi,
che si deve alla forza e alla bravura degli avversari, ma anche a evidenti
errori di squadra e dei singoli, e perché no, anche a colpe del sottoscritto.
In qualità di mister, non mi reputo mai incolpevole, tanto che accetto le
annotazioni di alcuni dei “miei” amici/giocatori che sostengono che ho affrettato
qualche rotazione. L’ho fatto, ma solo per responsabilizzare anche chi esce
dalla panchina. Perché anche chi è meno dotato tecnicamente rispetto ai
compagni, deve sentirsi importante quanto chi parte titolare o gioca di più. Perché
anche cinque/sei minuti fatti bene da un gregario possono risultare importanti
quanto i cinquanta minuti giocati dal capitano o da un qualsiasi altro
compagno. Per questo mi ha fatto estremamente piacere il mea culpa del nostro nuovo portiere Gaoni una volta finita la
partita; per me è stata una dimostrazione di grande carattere, che spero possa
servire da esempio anche ai compagni. Quello che vorrei che trapelasse da
questo discorso, è che tutti devono sentirsi utili, anche chi gioca meno, anche
chi non fa gol, anche chi sta seduto in panchina per tutta la partita a
incitare i compagni. Dobbiamo ritrovare quell’amalgama, quella voglia di
restare uniti, di aiutarsi a vicenda, che nei momenti di difficoltà può fare la
differenza. Al momento l’abbiamo persa, ma ora tocca a noi assumerci le nostre
responsabilità e ritrovare quel “qualcosa” che ci possa rendere degli avversari
ostici anche per le squadre più organizzate.
Chiudo il sermone
promettendo ai nostri cari tifosi, che nel prossimo impegno, anche questo
apparentemente proibitivo contro la corazzata A.C. Picchia, faremo di tutto pur
di onorare i colori della nostra gloriosa quanto pesante maglia, cercando di
fare sempre #pensierifelici.
Nino Lanza
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